GTRACK 2018: pensieri semiseri in libertà

Il gruppo TOCCA, PEDALLLA! è stato il primo ad incuriosirsi e ad accettare la sfida dell'iscrizione di squadra. Questo tipo di partecipazione aggiunge a tutte le incognite che presenta ordinariamente un trail anche quella di procedere tutti insieme, appassionatamente, legati nella sorte l'uno all'altro.

Infatti, in questa modalità, è richiesta la gestione di un organismo complesso sia per quanto riguarda il fatto tecnico e strategico del procedere sia per la conservazione di un buono stato di salute di tutti i componenti del gruppo. Ultimo, ma non ultimo è richiesto al capitano della squadra il delicatissimo controllo dell'aspetto psicologico del gruppo ... insomma, un'alchimia ricchissima di variabili che la squadra di Barbara Urru ha saputo sostenere per arrivare nottetempo al quartier generale. Lì ha riscosso i meritatissimi complimenti di pochi sonnambuli che li attendevano insieme alla vigile ciurma. Immancabili i festeggiamenti a suon d'insalata di riso e spremuta di malto.

storie TOCCAPEDALLA 3

Non si era ancora spenta la eco della Myland appena conclusa, che ecco profilarsi all’orizzonte il GTrack che, a discapito della sua pronuncia, non è un mostro mitologico, ma un percorso in mtb nell’entroterra gallurese.

Ovviamente non si poteva mancare all’appuntamento, per cui la mia compagna Giusy e le sue degne comari (Barbara (Urru), Carla (Scrugli), Donatella (Grieco) e Monica (Angioni) iniziano una fitta rete di messaggi via Whatsupp per organizzare il tutto nel gruppo creato per l’occasione e che include anche me, Fabrizio (Porcu), Ignazio (Atzeni) e Marco (Moccolini).
Hanno le idee già molto chiare:

    ⁃    Monica: “Facciamo la 200+ in squadra di sole donne e vi guido io”
    ⁃    Barbara, Carla, Donatella: “Siiiiiii”
    ⁃    Giusy: “Nooooo”
    
    ⁃    Monica, Barbara, Carla, Donatella: “Ma perché? Ce la facciamo benissimo, dai!!!”
    ⁃    Giusy: “Assolutamente no, non ce la facciamo!!!”
       
E così via per giorni e giorni (e messaggi e messaggi….. ). Alla fine, vince la posizione di Giusy e Monica si defila, dirottando le sua attenzione alla 300+, e noi 4 maschietti, che nel frattempo avevamo deciso per la 200+, veniamo coinvolti e assoldati come factotum al servizio delle gentili donzelle.
In definitiva: squadra mista con capitano Barbara, la quale si prende l’onere (almeno quello…. ) di interfacciarsi con l’organizzazione e mi sarebbe tanto piaciuto vedere la faccia di Giovanni a mano a mano che Barbara gli spiegava le nostre intenzioni: in otto, capitanati da una donna con scarsissima esperienza sia di navigatori gps che di gestione di un trail?!!

Comunque, superiamo tutte le diffidenze e remore e stabiliamo la tattica: partire Sabato alle h 9:00 e pedalare ad oltranza, poi si vedrà (sigh!).

Altra fase critica, la scelta del nome: dopo circa 2 o 300 messaggi, la spunta TOCCA, PEDALLLA ! che, siamo sicuri, diventerà la frase piu’ gettonata di tutto il trail….
Siamo talmente carichi che arriviamo al QG con largo anticipo (h 7:45) e dopo i convenevoli di rito, alle h 8:30 chiediamo all’organizzazione se possiamo anticipare la partenza ma, per questioni logistiche non si può, per cui ci rassegnamo ad aspettare; il capitano ne approfitta per spronarci ulteriormente e ci fa schierare nell’ingresso principale, pronti al via, ma …….. peccato che la partenza avvenga dalla parte opposta!!!!

Sono finalmente le nove e si parteee!!! Con noi pedalano anche Piero, l’avventuriero e il suo amico belga Freddy; usciamo dal QG e ….. sbagliamo strada, inseguiti da un disperato e avvilito Giovanni, che comincia a dubitare seriamente del nostro comandante e delle nostre possibilità di riuscita ….

Ritrovata la retta via, usciamo rapidamente da Tempio e affrontiamo il primo single, stretto, pendente e con gradoni che ci costringe a spingere le nostre mtb e, purtroppo, è foriero di quanto succederà da li a poco: Donatella accusa problemi di respirazione e fatica anche ad andare a piedi. Superiamo il primo ostacolo e ripartiamo in un tratto in falsopiano che porta un po’ di conforto ma, alle prime salite, la crisi di Donatella esplode in tutta la sua drammaticità: la aspettiamo, la incitiamo, la confortiamo, ma senza grossi risultati, fino a che, al 28° km, si arrende e ci chiede di avvisare l’organizzazione per venire a prenderla. Siamo tutti un po’ dispiaciuti e demoralizzati, ma non abbiamo altra scelta.
E’ ormai l’una passata per cui, arrivati alla seconda fonte, decidiamo di fermarci per mangiare e riordinare le idee, anche in vista di cio’ che ci attende, la salita al Limbara.

Nel frattempo, incrociamo il quad dell’organizzazione che sta andando a recuperare Donatella per scortarla al cp di Luras, e ci tranquillizziamo non poco; per cui, con animo più leggero, ci rimettiamo in marcia e iniziamo l’ascesa fatidica; il sole è alto, fa caldo, le pendenze sono importanti e cominciano ad affiorare i primi sintomi di stanchezza ... ed è qui che il capitano tira fuori il suo asso dalla manica: inizia una nenia dolce e appassionata che, come il canto delle sirene per Ulisse, ci avvolge e ci inebria e, in un estasi mistica ci conduce fino alla vetta, quasi senza sforzo. (quasi, appunto …).

Siamo a Vallicciola e, all’improvviso, veniamo ricondotti alla realtà dal rumore sempre più vicino e assordante dei tuoni che, nel giro di pochi minuti, lasciano spazio ad una pioggia fitta e abbondante; ci copriamo e ci buttiamo a capofitto nella discesa che, proprio a causa della pioggia, si rivela estremamente divertente: il fondo tiene a meraviglia e le curve percorse in derapata non si contano ……. arriviamo in fondo, completamente coperti di fango, ma felici (almeno io…).

Per fortuna di li a poco, la pioggia ci abbandona e riprendiamo l’asfalto pedalando tranquilli quando, all’improvviso, un urlo squarcia il silenzio: “STEFANO!!!! GIUSY!!!!! LA CATENA!!!!!” che, tradotto in italiano, significa : Giusy ha combinato un casino dei suoi
Mi avvicino cautamente alla bici di Giusy e vedo la catena che mi supplica di districarla da quella posizione impossibile: doppio giro incrociato fra catena e deragliatore!!!! Mitica Giusy!!!!
Con un po’ di pazienza riesco a sistemare il tutto, sotto lo sguardo attento delle girls, che sembrano dire all’unisono (con la mano destra poggiata sul fianco e guardandomi di traverso): “è proprio per questo che vi abbiamo portato!!!!!!!”

Riprendiamo la marcia e, in breve, siamo al cp di Luras, dove troviamo ad aspettarci Donatella, che nel frattempo si è ripresa; laviamo le bici ormai tutte di un bellissimo color fango, indossiamo completino puliti, e ci rifocilliamo abbondantemente.
Sono le h18:30 quando ci rimettiamo in marcia, ci aspettano altri 60 km caratterizzati da un continuo saliscendi, anche se sarebbe meglio dire SALIscendi, piuttosto impegnativo.
Pedala, pedala, pedala e pedala, all’improvviso ci si staglia davanti quel capolavoro della natura che è Monte Pulchiana, il più grande monolite granitico della Sardegna, ed è tutto un altro pedalare … ma si sta facendo buio e, nella discesa seguente, facciamo un incontro inaspettato: un leprotto decide di pedalare con noi per alcuni chilometri, precedendoci e indicandoci la strada (forse non si fidava del senso di orientamento del capitano ;-) e, dopo averci indirizzato a dovere, ci saluta e ci lascia, quasi con un sorrisetto di commiserazione.

Cala la notte, aumenta la stanchezza e le pause si fanno più frequenti; qualcuno comincia anche a soffrire della “sindrome del posteriore a babbuino”, ben nota fra i ciclisti, le donne sono sempre più impazienti e, ogni 100 metri chiedono “quanti km mancano? e adesso? ancora, ma stai scherzando????”
Pedala, pedala, pedala e pedala … all’improvviso, verso l’una del mattino, lo squillo del mio cellulare ci richiama alla realtà e, dopo un attimo di smarrimento (chi sarà mai a quest’ora, spero non un cliente con la caldaia guasta), rispondo: è Manuela (Atzeni) che chiama dal QG per sapere dove siamo finiti; la rassicuro dicendole che siamo a 5 km e che a breve saremo lì.

Mentre chiudo la telefonata, un immagine mi sovviene alla mente: Giovanni, sdraiato su di un lettino, con due flebo e un esercito di persone che cercano di rianimarlo: povero ragazzo, lo stiamo distruggendo!!!!!
Completiamo gli ultimi km e alle due precise siamo al QG: appena ci vede arrivare, il ragazzo (o quasi) si precipita per accertarsi che siamo veri e non degli ologrammi, e vedo le sue guance riprendere un bel colorito roseo e lui tirare un bel sospiro di sollievo.

Ce l’abbiamo fatta, è stata dura ma l’abbiamo conclusa!!!!!!
Bravi tutti, con un plauso particolare alle girls, bellissimo gruppo molto unito che ha saputo soffrire ma anche divertirsi.

Dei due Gclick che raccontano la nostra avventura il primo, sul belvedere di Bortigiadas, identifica il gruppo, lo spirito di squadra, l’integrazione tra persone diverse che hanno un unico obiettivo comune: la felicità;

il secondo, ed è quello che ci piace di più, fotografa il nostro viaggio:

    •    il fuoco del sole che ha illuminato la natura spettacolare del Limbara;
    •    il sollievo dell’ombra delle nuvole e la pioggia che ci ha rinfrescato;
    •    la mucca che ha osservato stupita il nostro passaggio;
    •    la bici, il nostro mezzo di trasporto sociale, di libertà e umanità;
    •    il filo spinato metafora delle difficoltà che abbiamo affrontato e della tristezza per un compagno che, questa volta, non ha completato il viaggio.

Grazie per l’accoglienza e l’affetto che ci avete riservato.

Alla prossima avventura!

S. Lupini, B. Urru

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